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Come rilevare le impronte digitali

Categoria: Investigazioni
Come rilevare le impronte digitali

Capire come rilevare le impronte digitali sulla scena di un crimine è senza dubbio una delle parti più importanti e cruciali dell’analisi forense.

La dattiloscopia, come viene definita l’analisi delle impronte digitali, infatti, oltre a collegare il crimine a una persona, può essere utilizzata per tracciare le azioni precedenti, ovviamente di rilevanza penale, di un individuo: ad esempio, arresti e libertà vigilata, o altro.

Perché le impronte digitali sono determinati per l’identificazione

Con il termine impronta si intende il segno lasciato dai solchi e dalle creste dei polpastrelli su una superficie sufficientemente liscia a causa del sebo e delle altre impurità che si trovano sulle mani. L’impronta digitale, già definita dal 6° mese di gravidanza, è immutabile e inalterabile per tutto il corso della vita.

Il processo che porta alla formazione dei segni che costituiscono l’impronta e che vengono denominati dermatoglifi, è complesso. Oltre a coinvolgere fattori genetici, dipende anche da vari elementi che si possono definire esterni, come la velocità di crescita delle dita o l’alimentazione del feto.

Il reticolato di segni delle impronte digitali è unico per ogni individuo. Non esistono due persone al mondo che abbiano le stesse impronte. Per questo motivo l’analisi delle impronte digitali è determinante per l’identificazione.

Principi alla base dell’analisi delle impronte digitali

I segni presenti sui polpastrelli, come già detto, formano un reticolato diverso da persona a persona. Gli esperti di dattiloscopia forense, distinguono 3 tipi di segni che formano l’impronta digitale:

  • Anelli: segni ricurvi su se stessi, a forma circolare. L’anello può essere ulteriormente suddiviso in un’ansa radiale che punta verso il pollice o un’ansa ulnare che punta verso l’osso dell’ulna. Gli anelli costituiscono la maggior parte dell’impronta digitale (60%).
  • Spirali: segni a forma di vortici. Possono essere spirali semplici o concentriche e costituiscono circa il 35% dell’impronta digitale di una persona.
  • Archi: segni ondulati, più o meno acuti, che costituiscono il 5% dell’impronta digitale.

Numerosi studi condotti nel corso di decenni, a partire dal diciannovesimo secolo, mostrano che i segni presenti sui polpastrelli delle dita, rimangono invariati per tutta la vita di una persona. La pelle nuova che si forma in caso di traumi segue, infatti, lo stesso schema dei segni precedenti.

L’analista di impronte digitali utilizza punti specifici sulle creste per identificare e confrontare similitudini con altre impronte. Se un numero significativo di punti è identico tra le due impronte, si dichiara la coincidenza tra di esse.

Importanza delle impronte digitali

L’impronta digitale come prova gioca un ruolo decisivo per qualsiasi indagine in virtù delle sue peculiarità:

  • Unicità: le dita hanno creste papillari che seguono schemi complessi differenti da un individuo all’altro. Non è mai stata osservata una duplicazione degli schemi.
  • Immutabilità: le impronte digitali sono di natura permanente e rimangono le stesse per tutta la vita di un individuo. Le creste che si trovano sulle dita compaiono prima della nascita, cioè durante il terzo, quarto mese di gravidanza. Le impronte digitali continuano ad essere rilevabili anche dopo la morte di un individuo fino a quando il primo epidermico non si distrugge. Non è possibile, inoltre, rimuovere lo strato epidermico con alcun intervento chirurgico né distruggere le creste sfregando, tagliando o bruciando. Le impronte digitali sono la carta d’identità immutabile che la natura dona a ciascun individuo.
  • Impossibilità di duplicazione e imitazione: l’imitazione delle impronte digitali non può assolutamente avvenire. In passato, si è tentato di duplicarle, ma senza successo.
  • Classificabilità: la classificazione delle impronte digitali può essere eseguita facilmente proprio per la loro unicità. I record di milioni e milioni di persone possono essere, quindi, classificati e recuperati quando necessario.

Procedura di raccolta delle impronte digitali

Fondamentalmente, lo scopo della raccolta delle impronte digitali è identificare l’indagato o un testimone. La ricerca delle impronte digitali dovrebbe essere effettuata in modo sistematico e ordinato.

Le impronte digitali che si rilevano si distinguono in latenti, visibili e modellate.

Le impronte latenti sono quelle invisibili ad occhio nudo, prodotte dalle secrezioni sebacee della pelle. Per rilevarle si usano polveri di vario colore: grigio per superfici scure, nero per sfondi chiari, polvere fluorescente per superfici multicolori, polvere metallica (alluminio, rame, ottone, oro, antimonio) per superfici particolari e appiccicose.

Vapori di iodio, cianoacrilato e laser sono altre tecniche utilizzate per raccogliere impronte digitali latenti.

Le impronte digitali visibili possono formarsi in seguito qualsiasi contatto con sangue, grasso, sporco o inchiostro. Essendo visibili a occhio nudo, per rilevarle e confrontarle con altre, è sufficiente fotografarle.

Anche le impronte digitali modellate sono visibili e si formano, per spostamento, premendo le dita su catrame, sapone, cera o qualsiasi altro materiale morbido.

Le indagini sulla scena del crimine e le relative specializzazioni di laboratorio sono campi in rapida crescita. Il nostro corso su come rilevare le impronte digitali fornisce le competenze fondamentali, indispensabili a qualsiasi tipo di indagine.

Un’occasione imperdibile per chi già si occupa di investigazione e per i principianti che stanno facendo i primi passi nel campo.