Bloodstain Pattern Analysis: cos’è, a cosa serve e come farla
La Bloodstain Pattern Analysis (o analisi delle tracce ematiche) è una metodica introdotta negli Anni ‘60 del secolo scorso, ma ancora valida in ambito investigativo e medico-legale.
Grazie a tale strumento, è possibile capire la dinamica di un delitto e risalire a chi lo ha commesso con un certo margine di precisione.
Per saperne di più sulla tecnica BPA, ti invitiamo a proseguire nella lettura.
Cos’è la Bloodstain Pattern Analysis?
È una metodologia che studia le caratteristiche, il posizionamento e la traiettoria delle macchie di sangue sulla scena del crimine, sul luogo di rinvenimento del cadavere e sugli oggetti appartenenti al sospetto omicida e a eventuali complici. Rientra nell’ambito dell’investigazione scientifica e della criminologia forense, e si avvale delle conoscenze, nonché delle competenze acquisite in altre discipline, tra cui le seguenti:
• medicina
• chimica organica
• fisica teorica e applicata
• biologia
• matematica.
Ad affiancare le simulazioni in 3D e i rilievi effettuati con tecniche di indagine dirette (repertamento delle tracce in loco o in laboratorio), è possibile trovare strumentazioni ad alta precisione per la captazione di immagini, tra cui videocamere, fotocamere analogiche e digitali.
Gli indumenti macchiati di sangue appartengono sempre al colpevole?
La risposta è no.
Al contrario, il reo di un delitto cerca di non lasciare tracce delle proprie azioni disfacendosi di armi, vestiti, scarpe e quant’altro sia macchiato del sangue della vittima. Di solito, il colpevole tenta di cancellare le tracce ematiche dalla scena del crimine e, eventualmente, dai mezzi di trasporto utilizzati per portare il cadavere da un’altra parte.
Cenni storici: quando è nata la Bloodstain Pattern Analysis?
A parlare per la prima volta di BPA è l’assistente di medicina legale Edward Piotrovski, con un trattato del 1895.
Prendendo come esempio il caso di un coniglio ucciso con colpi sulla testa, il medico polacco mette in relazione la dinamica dell’accaduto con la provenienza, la sagoma, le dimensioni, la direzione e la disposizione delle tracce ematiche rilevate sulla scena del crimine.
Nel 1939 il medico parigino Victor Balthazard e il suo gruppo di lavoro fanno un ulteriore passo in avanti. I ricercatori dell’équipe compiono degli studi sul percorso degli schizzi di sangue dalla potenziale vittima all’ambiente circostante (abiti, pavimenti, muri, complementi d’arredo, mobili e altri oggetti eventualmente presenti).
Ma solo nel 1966 la Bloodstain Pattern Analysis diventa una tecnica di valore legale, grazie al dottor Paul Leland Kirk. Durante il ricorso in appello contro Sam Sheppard (accusato di aver ucciso sua moglie Marilyn Reese la mattina del 4 luglio 1954), il medico espone alla giuria una ricostruzione della scena del crimine.
Proprio grazie all’analisi delle tracce ematiche, rilevate nel 1955 sul luogo dell’omicidio, Kirk dimostra che l’assassino della donna doveva essere per forza mancino, mentre Sheppard non lo era, pertanto viene scagionato dalle accuse.
Da quel momento in poi, i risultati di tale metodica entrano a far parte delle prove di reato.
Obiettivi della BPA
La Bloodstain Pattern Analysis concorre, spesso in modo determinante, all’identificazione del colpevole e della dinamica di un crimine, soprattutto nei casi irrisolti.
Ecco quali sono i risultati ottenibili tramite l’analisi delle tracce di sangue:
• posizione esatta del corpo della vittima a contatto con l’arma
• movimenti delle persone coinvolte durante e dopo il delitto
• direzione e traiettoria delle gocce di sangue
• sequenza delle azioni compiute
• armi impiegate e modalità d’uso
• numero di colpi.
In maniera indiretta, la BPA può essere d’aiuto per scoprire il movente di un omicidio.
Quali parametri vengono analizzati?
Per definire la posizione della vittima, le caratteristiche delle chiazze e la loro traiettoria, occorre valutare attentamente alcune variabili.
Una di queste è il punto di origine delle tracce ematiche, calcolabile una volta trovato il punto di convergenza. Altri parametri importanti sono l’angolo di contatto (o di impatto) con la superficie e la direzione del movimento.
Bloodstain Pattern Analysis: la procedura
Il procedimento BPA parte dal calcolo della direzione di proiezione, ricavabile dal confronto tra asse minore (possiamo chiamarlo A) e quello maggiore (B) delle tracce ematiche.
Più la differenza è marcata, più la forma sarà allungata, somigliante a un’ellisse. Da qui è possibile passare al secondo step e ottenere l’angolo d’impatto, dato dall’arcoseno del rapporto A/B; dopodiché le operazioni vanno ripetute per tutte le gocce di sangue.
La terza fase consiste nel trovare la posizione di convergenza: più schizzi ravvicinati avranno assi che, ad un certo punto, s’incontreranno. Per visualizzarlo in modo rapido e preciso, non c’è bisogno di carta, penna e squadre, poiché gli strumenti attualmente a disposizione permettono di fare una simulazione sul PC caricando una fotografia.
A questo punto, si è pronti per risalire al punto di origine, ossia lo spazio compreso tra la zona di convergenza e la direttrice perpendicolare alla superficie calpestabile; anch’esso è ricavabile tramite apposito software.
Per conoscere nei dettagli i passi della metodologia Bloodstain Pattern Analysis, ti suggeriamo di seguire un corso di approfondimento sul tema: il corso Rilevamento e BPA di Delphi Ethica!